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Le nostre esperienze di svezzamento (seconda parte)

Ecco la seconda puntata dell’esperienza dello svezzamento fatto da me con i miei figli.
Seconda figlia, ora 3 anni.
A 6 mesi Alice, stava seduta senza problemi, aveva perso il riflesso di estrusione ma non aveva il minimo interesse per il cibo.
Ok aspettiamo, mi dico, intanto c’era il mio latte a tutte le ore. Ma lei se ne stava tranquilla sul seggiolone durante i nostri pasti senza dare alcun segno di voler sperimentare il cibo solido.
E così le ho proposto qualche fusillo, qualche cucchiaiata, ma niente, lei girava il suo faccino dall’altra parte.
Insomma, il messaggio era chiaro: “non mi interessa”.
Siamo andati avanti così almeno fino agli 8 mesi, nel frattempo io avevo ripreso il lavoro e mi organizzavo massimo 3 ore di ambulatorio perché poi lei mi reclamava per le poppate, è stato un periodo durissimo!
Ma lei cresceva, era attiva e stava benissimo, quindi dopo qualche momento di crisi da parte mia ci siamo rasserenati e un po’ alla volta la situazione si è sbloccata.
Nel frattempo io avevo smesso di pensare a cosa avrebbe potuto mangiare lei ai nostri pasti e addirittura qualche volta non le proponevo nulla per non condizionarla e lasciarla libera di manifestare il suo interesse per il cibo.

E fu così che una sera davanti al mio piatto di polenta e spezzatino, si è lanciata.

Da quel momento le cose sono iniziate a migliorare anche se il mio latte restava sempre il suo alimento base e così è stato fino ai 15 mesi, quando ho deciso di smettere di allattare.
Da quel momento Alice ha iniziato a mangiare molto di più e preferiva nettamente i secondi piatti di carne, pesce, uova e formaggi, insomma l’esatto contrario del fratello.
Ora ha 3 anni, è ancora una bambina molto decisa a tavola, se qualcosa non le va sposta il piatto e non assaggia neppure (al nido va meglio ovviamente!).
La conosciamo e continuiamo a proporle gli alimenti che scarta senza troppe pressioni.

Insomma 2 figli, 2 percorsi diversi….ogni famiglia ha la propria esperienza che va vissuta tenendo presente che non conta solo “quale alimento” viene mangiato ma soprattutto il clima che si respira a tavola e in relazione al cibo, per favorire lo sviluppo di un buon rapporto con esso, cosa essenziale per la salute dei nostri figli!